Per non dimenticare

 

Il marzo 2020 fu un mese funesto.

Il governo annunciò, in Italia, il confinamento di tutti quei poveri mortali che non conoscevano ancora le conseguenze politiche e sociali di un provvedimento che avrebbe portato alla distruzione del comune senso del potere democratico relegando e respingendo tutte le ipotesi di essere se stessi dentro false considerazioni di emergenza per ricostituire uno stato che aveva perduto il controllo di una illusoria democrazia per mezzo di regole non ancora inventate ma pienamente risolute all’interno di un programma ben chiaro all’assetto istituzionale.

 

Per circa due anni, si susseguirono leggi e decreti assurdi giustificando la loro inutilità attraverso la possibilità di essere all’interno di una guerra batteriologica che avrebbe distrutto l’umanità e con essa, avrebbe portato la devastazione di tutti i popoli dato che la lotta avrebbe interessato tutto il mondo, chiamando in causa la sempre maledetta globalizzazione, modo per sostenere che l’epidemia si sarebbe diffusa sul nostro pianeta senza soluzione di continuità.

 

Come in tutti i conflitti due erano le principali fazioni: chi era d’accordo con le linee del governo, i buoni o conformisti e chi invece si opponeva alle linee guida dello stato, i cattivi o rivoluzionari, i primi sostenuti dai benpensanti, dalle testate giornalistiche, dai canali televisivi e dai social, i secondi, relegati in un limbo che li avrebbe portati in breve tempo ad un assoluto isolamento poiché in disaccordo con la visione quasi totale degli assennati che seguivano l’unica alternativa possibile per cercare di sopravvivere alle continue violente sollecitazioni dell’organizzazione politica.

 

Cominciò, per i dissidenti, un periodo durissimo e pieno di insidie.

Chi non si piegava al volere dei regnanti, non poteva innanzitutto lavorare e moriva di fame se qualche buon’anima non l’avesse aiutato a fare la spesa, pagare le bollette e pagare l’affitto.

 

Iniziò, ai danni dei malcapitati, una vera e propria repressione persecutoria culminata con l’allontanamento sistematico dalla società benpensante che aveva accolto pienamente le indicazioni e che con convinzione riteneva di essere dalla parte del giusto poiché condizionata e traviata da un sistema che aveva pianificato con dovizia di particolari gli interventi criminosi da attuare.

 

Le vie del centro, d’inverno, spazio consueto della socializzazione, era il luogo dove, principalmente, si consumava il ricatto psicologico e dove la divisione tra buoni e cattivi si evidenziava dal dentro e fuori dei locali pubblici: i buoni all’interno al caldo  e i cattivi all’esterno al freddo.

 

Anche e soprattutto nei luoghi di lavoro, la discriminazione era all’ordine del giorno attraverso la sospensione indeterminata con conseguenze molte volte disastrose per chi aveva solo uno stipendio al quale fare affidamento per sopravvivere.

 

All’interno della scuola gli alunni, se interpellati, erano costretti a negare la propria posizione per non essere trattati con distacco ed essere allontanati dai propri compagni mentre gli insegnanti, obbligati dai dirigenti a non dichiarare le proprie idee contrastanti, si sentivano violentati all’interno di un’istituzione dove la libertà di parola dovrebbe essere insegnata come mezzo per costruire la formazione di un cittadino che è parte di un sistema democratico.

 

Gli stessi insegnanti, rientrati dopo l’espulsione coatta, erano stati costretti a continuare il proprio rapporto di lavoro con la scuola in locali appartati o in isolamento nei seminterrati dell’edificio in una situazione di completo spaesamento dato dall’inutilità del nuovo incarico da svolgere.

 

Le visite e le cure, negli ospedali, erano solo per chi era d’accordo con il sistema infatti, senza un lasciapassare rilasciato dall’organizzazione sanitaria, il passaggio era negato anche per i familiari che accompagnavano il malato.

 

Umiliazione, sconforto, mortificazione sono tutti sinonimi che evidenziano lo stato nel quale gli individui che la pensavano diversamente erano costretti a vivere all’interno di una società dove i fondamenti della costituzione: democrazia, diritti inviolabili, lavoro, solidarietà, uguaglianza e libertà erano stati completamente dimenticati.

 

 

Non bisogna dimenticare ciò che uno stato governato da una organizzazione politica corrotta ci ha fatto passare abbandonandoci ad un destino del quale ancora sentiamo le conseguenze e che sarà difficile ignorare anche se esteriormente la vita prosegue come prima.